Sviluppo sostenibile
A fronte del chiaro giudizio – espresso sia dall’Agenda 2030 che dall’Enciclica di Papa Francesco – sull’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo e assunto il paradigma dell’«ecologia integrale» secondo cui «tutto è in relazione, connesso e collegato», è indispensabile muoversi nella direzione di uno «sviluppo
sostenibile» che possa soddisfare i bisogni delle generazioni presenti e di quelle future.
Felicità ed economia: quando il benessere è ben vivere
La saggezza popolare e l’esperienza personale ci suggeriscono che la ricchezza e i suoi usi (e abusi) possono portare, in certi casi, a un’infelicità molto più grave di quella che deriva dalla povertà estrema: recenti ricerche hanno dimostrato che le persone più ricche non sempre sono più felici di chi possiede meno.
La principale preoccupazione della politica economica è aumentare il tasso di crescita del Prodotto Interno Lordo, che diventa di fatto il principale indicatore della salute e del benessere di uno Stato.
La nostra principale preoccupazione, al contrario, è creare le condizioni oggettive di «ben vivere» che rendano effettiva e praticabile una vita felice.
(Laudato si’ del Santo Padre Francesco sulla Cura della Casa Comune)
In una fase storica rivoluzionaria (il secondo ‘700), gli economisti italiani, associando l’economia alla «pubblica felicità», volevano sottolineare tre aspetti: senza sviluppo economico i popoli non possono essere veramente felici e non escono mai dalla condizione del servo;
la felicità, sia quella pubblica sia quella personale, nasce dalle virtù. La felicità arriva solo coltivando la virtù, come i frutti dalla fatica e dalla cura della terra;
la felicità è un «bene comune», perché mentre si può essere ricchi anche da soli, per essere felici occorre coltivare le relazioni, soprattutto i beni relazionali, politici, civili.
(Della pubblica Felicità – Ludovico Antonio Muratori)
Questa crisi non ci sta proprio dicendo che quando l’economia è in crisi, quando il lavoro manca ed è fragile, è l’intera vita delle famiglie e dei popoli che diventa infelice?
Oggi c’è troppa ricerca di «felicità private» che sono rivali e a «somma zero»: la maggiore felicità dell’uno è a scapito di quella degli altri.
La ricerca inutile di queste pseudo felicità «contro», produce solo inimicizia civile, paura, insicurezza, noia, frustrazione, malessere pubblico e privato.
La «pubblica felicità» ci dice invece qualcosa di diverso e di opposto: non si può essere felici da soli, l’infelicità degli altri ci riguarda – soprattutto l’infelicità civile, Poiché il lavoro è al centro del patto sociale, l’infelicità civile dovuta alla disoccupazione rimane sempre una questione pubblica.
Se riduciamo questa infelicità pubblica, aumentiamo la felicità di tutti e di ciascuno.
(Luigino Bruni – La pubblica felicità)
La Terra esaurisce le sue risorse annuali
Il 29 luglio 2019 è il giorno in cui si sono esaurite le risorse che il nostro Pianeta può generare nell’anno, una data che si anticipa continuamente, a
dimostrazione di un consumo sempre più accelerato di ciò che la Terra offre.
Questa data segno il momento dal quale i consumi dell’uomo sono in eccesso rispetto a ciò che gli ecosistemi possono rigenerare.
Stiamo quindi «prendendo in prestito» risorse destinate al futuro, generando un ipersfruttamento della Terra sempre più preoccupante.
Sinodo per l’Amazzonia
Il Sinodo per l’Amazzonia dell’ottobre 2019, è stata occasione per l’ascolto del grido della Terra e dei poveri dell’Amazzonia, «cuore biologico» del mondo, colpita da privatizzazione di beni naturali, modelli produttivi predatori, deforestazione, inquinamento delle industrie estrattive, cambiamento climatico, narcotraffico, alcolismo, tratta, spostamento forzato di popolazioni indigene, criminalizzazione di leader e difensori del territorio, gruppi armati illegali.
I popoli amazzonici, con i loro valori di reciprocità, solidarietà e senso di comunità, offrono insegnamenti di vita e una visione capace di comprendere che tutto il creato è connesso.
L’appello del Sinodo è alla responsabilità degli Stati affinché smettano di considerare la regione come una dispensa inesauribile, ricerchino «modelli di sviluppo giusto e solidale», non ponendo i criteri commerciali al di
sopra dei criteri ambientali e dei diritti umani.
Agenda ONU 2030
Tutti i Paesi sono chiamati a contribuire allo sforzo di portare il mondo su un sentiero sostenibile, senza più distinzione tra Paesi sviluppati, emergenti e in via di sviluppo, anche se le problematiche possono essere diverse a seconda del livello di sviluppo conseguito. É richiesto un forte coinvolgimento di tutte le componenti della società e per ogni Paese, il processo di cambiamento del modello di sviluppo, viene monitorato attraverso un sistema basato su 17 Obiettivi da raggiungere entro il 2030.